martedì 20 maggio 2014

Il potere della Kabbalah di Y. Berg

Un altro libro che secondo me vale la pena leggere se non altro per avere un'idea della filosofia di fondo di questo antico sapere. In un altro articolo (Officina alkemica) ho scritto del raffronto che può esserci fra conoscenza esoterica ed essoterica delle tre più grandi religioni monoteiste. Tutte hanno infatti un approccio “segreto”, chiamiamolo pure così, (infatti esoterico significa proprio segreto o nascosto). Chiariamo pure un aspetto di questo discorso: segreto o nascosto non perché riservato a pochi, ad una élite di prescelti, ma nel senso della comprensione, non tutti riescono a fare proprie le conoscenze esoteriche, di qualsiasi cultura provengano, perché cozzano troppo con la cognizione del mondo che queste persone hanno, una spiegazione prettamente causalistica. Molti iniziati, soprattutto negli ultimi tempi, hanno “dato le perle ai porci”, hanno rivelato i segreti, le iniziazioni, le vie, per mezzo di libri, conferenze, articoli, ecc. Chi sa cogliere queste perle può avere degli strumenti per velocizzare il processo dell'evoluzione interiore e spirituale, della comprensione, cosa che sarebbe molto lunga senza questi suggerimenti e queste proposte. Le tre grandi religioni hanno un approccio essoterico, quindi manifesto, noto, quello che tutti noi conosciamo, e un approccio esoterico. Nel cristianesimo troviamo l'alchimia, nell'islamismo vi è il sufismo e nell'ebraismo troviamo la cabala o kabbalah che dir si voglia. E il grande entusiasmo nello studioso di queste discipline è il rendersi conto che tutte dicono le stesse cose, certo con accostamenti diversi, le teorie in ugual modo hanno risvolti differenti ma il succo, il nocciolo di queste verità è lo stesso. Queste verità si ritrovano anche in filosofie lontane da noi, in quelle orientali e pure nelle varie forme di sciamanesimo. Ultimamente anche la scienza è arrivata più o meno alle stesse conclusioni, basti pensare alle ultime teorie sulla fisica quantistica e alla fisica di Bohm.
La lettura del libro è scorrevole e godibile, diviso in cinque capitoli e corredato alla fine di una breve storia della Kabbalah. L'autore, Yehuda Berg, è un rabbino, conoscitore di questa materia. Il sottotitolo del libro stesso è “una tecnologia per l'anima”, infatti i lavori che vengono proposti sono pragmatici, proprio come una tecnologia, qualcosa di pratico. Alcuni non sono lavori molto facili (anche se sono in realtà molto semplici) questo perché dobbiamo combattere con un certo tipo di educazione che è tutto fuorché un modo di vivere che ci porta ad evolvere. Queste credenze che ci sono state inculcate sono difficili da estirpare, e qui sta la difficoltà di svolgere “dal vivo” questi lavori. Alla fine del libro troviamo anche un riassunto chiamato “Le dodici regole del gioco” che riassume in dodici frasi più o meno tutto il succo del libro. Troviamo per esempio la spiegazione della realtà che è divisa in due parti, una rappresenta il nostro mondo, la nostra realtà in cui viviamo, chiamato anche regno dell'oscurità fatto dell'1% di tutto l'universo. L'altra realtà, o regno della Luce, che possiamo identificare con il mondo spirituale, fatto del 99% di tutto l'universo. La stessa teoria la ritroviamo per esempio nella tradizione tolteca, in particolare nei libri di Castaneda; il mondo dell'oscurità è chiamato il Tonal, o anche l'isola del Tonal, il resto, che circonda questa isola, è chiamato il Nagual e per sua natura è indescrivibile. Un altro argomento trattato nel libro è quello di trasformare le nostre reazioni, ad eventi od ostacoli che ci capitano, in “proazioni”. Questo perché le reazioni sono sempre inconsapevoli, fatte di emozioni negative e dalle conseguenze sempre nefaste. La proazione significa l'osservazione di se stessi e consapevolmente scegliere di non lasciarsi travolgere dagli eventi, in questo modo la Luce entra dentro di noi e piano piano ci fa evolvere. Anche qui troviamo la stessa teoria nell'alchimia dove si “accende il fuoco alchemico” non reagendo agli eventi ma osservarsi interiormente, e consapevolmente scegliere di non opporsi. Chiarisco subito che questo non vuol dire reprimere queste emozioni, (cosa molto negativa che se dovessi scegliere sarebbe meglio esprimerle e buttarle fuori e non reprimerle), questo perché vi è la consapevolezza di voler fare questa scelta, la repressione invece è un'altra forma di incosapevolezza. Un altro argomento trattato riguarda la verità di non incolpare mai gli altri o le circostanze per quello che ci succede. Questa è una teoria che possiamo trovare dovunque, in molte culture e filosofie, chiamata anche teoria dello specchio (quello che mi succede all'esterno è speculare a come sono io internamente, tutto quello che mi capita succede perché deve mostrarmi qualcosa che c'è dentro di me). Ecco che un iniziato desidera gli ostacoli e le difficoltà per sfruttarle a proprio favore, cioè lavorando su se stesso in questi momenti difficili crea l'occasione per evolvere. Un non iniziato fa proprio l'opposto, reagisce agli ostacoli, si arrabbia, incolpa gli altri o le circostanze, non si assume la propria responsabilità e in questo modo non coglie un'utile opportunità per evolvere, anzi peggiora la sua personale situazione. Un invito finale è quello di amare incondizionatamente, per amare bisogna capire e per capire bisogna darsi da fare (o l'Universo prima o dopo ci farà capire, prima con dolcezza e poi sempre più energicamente, non perché voglia farci soffrire, ma la priorità della nostra evoluzione spirituale è al primo posto su tutto il resto, le buone maniere non contano più).
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