giovedì 11 settembre 2014

Padre ricco, padre povero di Robert T. Kiyosaki

La prosperità e la ricchezza dovrebbero essere un dono incondizionato per tutti gli uomini della terra. Ho usato il condizionale perché questo in effetti non avviene. E la colpa di chi è? Spesso si incolpano i governi, i potenti, i ricchi e si dimentica una cosa fondamentale cioè quella di guardarsi dentro e di cercare la responsabilità, e non la colpa nota bene, di tutta la nostra situazione in noi stessi. Questo è un lavoro fondamentale che prima o poi siamo obbligati ad affrontare se non vogliamo sprofondare, e vale per tutto quello che fa parte della nostra vita. La cosa più negativa che possiamo fare nei confronti di noi stessi è quella di lamentarci, criticare, giudicare e biasimare ciò che stà fuori di noi: il vicino di casa, il parente, il compagno/a, il prete, il politico, la banca, il governo, i ricchi, il mondo, la natura, l'universo, il divino. Pensa, c'è gente che se la prende con l'Essere Divino come se questi potesse sbagliare qualcosa. O addirittura se la prende con gli oggetti, un giorno ho visto una mia vicina che litigava con la macchina perché non partiva, ma cosa mai stava facendo? Imprecava e insultava la macchina e la trattava come un essere umano, ma dove mai siamo arrivati? Ho scritto che queste emozioni negative sono la cosa più negativa che possiamo fare a noi stessi. Gli altri in effetti non centrano, sono rappresentazioni esterne di noi stessi. Siamo noi a farci del male se ci lamentiamo, se critichiamo o giudichiamo qualcuno, e se persistiamo in questo senso non possiamo che peggiorare le cose. In realtà se ci manca qualcosa, se la nostra vita ha preso una brutta piega, se ci sono successe cose indesiderate dobbiamo cercare il motivo in noi stessi, lavoro questo che la maggior parte delle persone non fa. In parte è perdonabile, infatti alle persone manca un'istruzione adeguata che la nostra società durante l'apprendimento scolastico non ci da. Siamo vittime ignoranti di schemi che si protraggono di generazione in generazione e l'unica cosa da fare è quella di rimboccarsi le maniche e ricominciare ad imparare nella maniera giusta. Ed è essenziale anche disimparare molte nozioni false e negative che abbiamo appreso. Ma ora parliamo di soldi. Ogni tanto mi piace parlare di “schéi” come si chiamano dalle mie parti. Perché i soldi? Perché ho scoperto negli ultimi anni che avere un rapporto sano nei confronti del denaro aiuta a sanare anche altri aspetti della nostra vita. I soldi sono una forma di energia che utilizziamo e ci scambiamo e, cosa fondamentale, non sono nè buoni nè cattivi ma amplificano solamente le nostre qualità. In questo libro l'autore sottolinea più volte che l'istruzione riguardo al denaro che abbiamo avuto dai nostri papà fin da piccoli è fondamentale. Un papà povero insegna al proprio figlio ad essere povero, non può fare altro, non conosce i principi della ricchezza, ed il figlio se non rompe gli schemi acquisiti sarà destinato alla povertà. Cosa che non avviene al figlio di un papà ricco. Questi apprenderà una serie di principi e di nozioni che lo porteranno inevitabilmente al successo e alla ricchezza. Non sto parlando dei “falsi ricchi”, dei ricchi occasionali che magari in pochi anni costruiscono una fortuna e nella stessa manciata di tempo ritornano alla povertà (se non si suicidano prima), ma dei ricchi veri, quelli che hanno capito o gli sono state trasmesse determinate verità o leggi. Kiyosaki ha potuto capire tutto ciò perché ha avuto due papà, uno ricco ed uno povero. Il papà naturale, quello povero, gli trasmetteva determinate cose riguardo la ricchezza ed il denaro, mentre il papà del suo migliore amico d'infanzia, il papà ricco, gli trasmetteva tutt'altro. Avendo avuto questi due papà, l'autore ha potuto confrontare i due tipi di insegnamenti e fare una scelta, e successivamente trasmettere ad altri queste nozioni. Se anche noi abbiamo una scelta non siamo spacciati, è quando non abbiamo scelte che siamo finiti, ma finché possiamo scegliere possiamo ancora salvarci. Il libro è una specie di autobiografia dell'autore che narrando eventi dell'infanzia e della giovinezza ci trasmette gli insegnamenti che i ricchi danno ai propri figli. Possiamo apprendere che la persona ricca non lavora per denaro, studia e comprende le basi dell'economia, inventa e crea denaro, lavora per imparare e molte altre cose. Il libro elenca negli ultimi capitoli tutta una serie di pricipi, alcuni tecnici ed altri più astratti, riguardo al denaro. Scopriamo qui, per esempio, che una prerogativa del papà ricco è quella di donare una parte dei guadagni seguendo l'antico precetto di dare per ricevere. Il papà povero invece dice che donerà solo quando sarà ricco, il guaio è che ricco non lo diventerà mai. Una lettura molto istruttiva e piacevole per scardinare schemi e concetti limitanti che abbiamo nei confronti del denaro, che ci fa capire una volta per tutte che la colpa della nostra povertà non è del governo, delle banche o del sistema monetario ma di quello che abbiamo imparato o non abbiamo imparato da piccoli e non solo. Lettura dove troviamo anche alcune nozioni di natura tecnica mai invadenti anche per un lettore digiuno di tali argomenti. Vale la pena leggerlo.
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